Sacra di San Michele

«Dico che in certi punti, dal basso, sembrava che la roccia si prolungasse verso il cielo, senza soluzione di tinte e di materia, e diventasse a un certo punto mastio e torrione (opera di giganti che avessero gran familiarità e con la terra e col cielo)…» scrive Umberto Eco a descrizione dell’abbazia in cui ambienta il suo Il nome della rosa. Ed è esattamente questa la sensazione che ha il visitatore che ascende alla Sacra, presenza che domina la valle e che già da Torino impone nel controluce della sera la sua presenza.

Il picco del Pirchiriano è prima scelto da un eremita per attuare la sua scelta di solitudine, e in seguito vede la fondazione di una comunità (‘cenobio’ o ‘vita comune’) benedettina, pochi anni prima del 1000. I primi tre secoli e mezzo sono quelli d’oro della Sacra, che si espande con nuove fondazioni, a cui segue un lento declino e un progressivo abbandono dell’abbazia, che nel Seicento arriverà ad avere soltanto tre monaci.

La prima occhiata e la semplice scalata dell’abbazia apre una porta sul fascino di questa rocca di pietra, divisa tra romanico e gotico, presenza ingombrante della valle eppure abbandonata dal Sei all’Ottocento. Negli ultimi vent’anni molto si è fatto per riportare alla luce ciò che era sotto gli occhi di tutti: anche se spesso dimentichiamo questo luogo, eletto nel ’94 a monumento simbolo della regione Piemonte.

Siete all’interno del percorso La Val di Susa

Sito ufficiale della Sacra di San Michele

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