ramassin

Ramasin di Saluzzo

Dalla polpa dolce e carnosa, il Ramasin è pressochè sconosciuto in altre regioni d'Italia. Questa piccola susina ovoidale, di colore blu-violaceo, si distingue dalle altre susine per la sua rusticità e per la ricchezza di aromi.

Sulle colline saluzzesi un gruppo di frutticoltori ha selezionato un gruppo di ecotipi di ramassin della valle Bronda di particolare qualità e li ha reimpiantati: sono nati così il Consorzio di Promozione e Valorizzazione del Ramassin del Monviso-Valle Bronda ed il Presidio Slow Food “Ramasin della valle Bronda”. Uno degli obiettivi è prolungare la vita di questo frutto (da fresco disponibile solo per poche settimane l'anno) proponendolo anche sotto forma di confetture, liquori e conserve tradizionali.

La raccolta viene effettuata ai primi di luglio, quando i frutti sono maturi. La tecnica è molto particolare: si fanno cadere i frutti su reti sospese che impediscono il contatto violento con il terreno.

Per saperne di più
Prende anche il nome di “Dalmasin” o di “Darmasin”, derivanti dal termine dialettale che indica la varietà “Damaschina”: la sua origine è infatti probabilmente la regione che circonda Damasco: confermerebbe questa tesi anche il nome del gruppo a cui il Ramassin appartiene: susine Siriache.

Un'indagine svolta dalla Scuola 'Malva Arnaldi' di Bibiana cataloga e conserva in collezione alcune distinte tipologie genetiche di questa antica damaschina: il Ramassin di Saluzzo (diffuso in particolare sulle colline dell'altipiano saluzzese), quello di Pagno (che prende il nome dall’omonimo Comune della Valle Bronda, uno dei territori di elezione della varietà) e quello del Roero.

Da citare la recente sperimentazione condotta dalla Scuola Malva di Bibiana che ha permesso di produrre gustosi ramassin disidratati mediante un prototipo di essiccatoio funzionante totalmente ad energia solare.

Dove Acquistare / Degustare
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